Intervista a Demetrio Salvi, autore dell’opera “Misteri napoletani: La crepa”.

Intervista a Demetrio Salvi, autore dell’opera “Misteri napoletani: La crepa”.

Demetrio Salvi (Napoli, 1961) è uno scrittore, regista e sceneggiatore. Per la Video/Italia realizza documentari etnografici e collabora con la casa di produzione ARAWA, per la quale scrive testi per documentari e la sceneggiatura del lungometraggio “Asia”. Nel 2015 realizza il lungometraggio “Casting” e presenta all'Expo di Milano il documentario “Cibodamare”. Nel 2018 gira il docufilm “A Mozzarella nigga”, selezionato da diversi festival internazionali, collabora con Fabio Massa alla sceneggiatura del film “Effetto domino” e scrive, con lo stesso regista, lo script di “Mai per sempre”. Dopo “I giornaletti sporchi” scrive i romanzi “Misteri napoletani - La crepa”, “Mal'essere” e “Fuori di Qui”. Nel 2021 fonda con Rosa D'Avino la casa editrice L'undicesima copia.
 
«Come è nata l'idea alla base del tuo suggestivo libro, a metà strada tra favola dark e graphic novel, “Misteri napoletani: La crepa”
Alcuni anni fa, a un gruppo di documentaristi, avevo proposto di lavorare sulle leggende popolari di varie città italiane. Mi portavo dentro il monito di un grande regista di genere, Lucio Fulci, che tempo prima aveva strigliato ben bene noi napoletani, colpevoli di non sfruttare appieno le storie fantastiche e straordinarie che animano la nostra cultura popolare. Effettivamente la mia città si porta dentro un numero di leggende di gran lunga superiore a quello di altre metropoli, forse a causa degli umori che attraversano questa città, sempre contrastanti, che inducono a una creatività anarchica e, talvolta, sublime. Insomma, dalle discussioni con questi miei allievi nacque, alla fine, un documentario sui miti napoletani, con me nell'improbabile ruolo di narratore. Un documentario che è possibile vedere su YouTube...
 
«Racconti una storia profondamente simbolica; quale chiave di lettura proponi per comprenderla appieno?»
Forse suonerà strano eppure tutta la storia non fa altro che narrare gli orrori che la camorra impone a noi napoletani e, in qualche modo, a tutti gli italiani. Intendiamoci: di camorra non ne parlo mai e tutto il romanzo mette in scena certe leggende della mia terra, leggende ammodernate, rivissute secondo un'eventualità contemporanea. Eppure non faccio altro che raccontare, in chiave fantastica e, come dicevi tu, simbolica, metaforica, quelle che sono le dinamiche di questa orribile malattia che pervade la mia città. I demoni, le figure mostruose, le strategie di asservimento nei confronti dei bambini, sono ricavate dalle letture dei quotidiani, dai fatti di cronaca che, purtroppo, spesso, ritrovo nelle pagine dei giornali cittadini.
 
«Il protagonista del romanzo, Giona, dopo l'incontro con degli esseri mostruosi compie ricerche su alcune inquietanti leggende napoletane. Dalla tua opera: «Fantasie malate. Gusto per l'orrido. Manie collettive che interpretano realtà banali come presenze esoteriche e magiche. Questa città conserva troppi misteri»; e ancora: «In questa città non riesco a crearmi amicizie e nulla mi dà sicurezza. Il male sembra strisciare dappertutto». A quali credenze e superstizioni popolari hai fatto riferimento per delineare la storia nelle sue parti più oscure e soprannaturali?»
 
Ho messo mano e, in qualche modo, recuperato figure che appartengono all'immaginario collettivo: il Munaciello, la Bella 'Mbriana, il Principe di Sansevero, Suor Giulia e, ovviamente, le sirene... oppure sono antiche popolazioni quelle che faccio rivivere, quella degli Eumelidi e degli Eunostidi... o fiumi, misteriosamente scomparsi, come il Sebeto, un fiume storicamente accertato che oggi non riusciamo a ritrovare, del quale non siamo certi neppure del percorso - qualcuno dice che attraversi l'attuale Centro Direzionale, messo in crisi dalle sue acque furiose... Napoli è davvero un crogiolo di costruzioni fantastiche, capaci di rivivere nel quotidiano, di attraversare la modernità... Continuo a stupirmi della creatività, talvolta ironica, dei miei concittadini e mi viene sempre da ricordare di quel fantasma che, per secoli, ha attraversato il centro storico, urlando e spaventando la gente nel suo girovagare notturno ma, poi, quando alla fine dell'Ottocento, un'ennesima scossa di terremoto ha buttato giù parte del palazzo infestato da quell'essere infelice, sono scomparse le sue spaventose peregrinazioni. A Napoli, insomma, anche i fantasmi possono morire...
 
«Nell'opera dipingi un ritratto originale di Napoli, sicuramente più misterioso e occulto. Soprattutto nell'incipit, sotto forma di romanzo grafico, parli di una città inquieta: «Il suo mare è capace di risucchiare negli abissi, nascondere per sempre [...> ti fanno tremare le grida dei gabbiani mentre corpi mostruosi si agitano e vagano nel buio o attraversano luoghi insoliti». È solo parto della tua fantasia, o Napoli nasconde davvero questo volto oscuro?»
Napoli, fortunatamente, ha anche un suo volto solare, colorato, vivo: lo ritrovi in molti suoi abitanti, nella generosità e nella voglia di fare di un popolo che davvero ne ha vissute tante e che continua a viverle. Ciò che altrove è un fare comune e scontato a Napoli diventa azione eroica e, non nascondo, sono spesso le istituzioni ad avere poco riguardo dei cittadini che devono trovare soluzioni, il più delle volte creative, a problemi che, come dicevo, altrove non esistono o che sono facilmente risolvibili. Scrivere del volto oscuro di Napoli mi è sembrata un'urgenza da affrontare e sulla quale incaponirsi: Saviano l'ha fatto attraverso un approccio razionale, giornalistico ed è quello che fanno studiosi e giornalisti di questa città. Io ho trasferito lo stesso discorso su di un piano simbolico, metaforico. Rosa D'Avino, poi, con i suoi disegni mai banali, mi ha permesso di arricchire il racconto donando alla storia un incipit ancora più inquietante e intrigante.
 
«La storia è ambientata tra Napoli e il suo doppio speculare e sotterraneo, popolato da realtà mostruose, dove anche l'innocenza dei bambini è perduta per sempre - «È uno spazio ambiguo, contraddittorio, osceno, schizofrenico, demoniaco, doppio. La sua oscurità è, al contempo, buia e luminosa, che puoi attraversare solo con l'anima perché vedi e ti chiedi come ciò sia possibile». Vorresti descriverci questo luogo infernale più nel dettaglio? A cosa ti sei ispirato per delinearlo?»
La città speculare, quella che vive e pulsa sotto i nostri piedi, è una realtà che molti turisti conoscono benissimo: è la Napoli sotterranea del Centro storico che si unisce ai rifugi della Seconda Guerra Mondiale, alle catacombe delle Fontanelle, ai tanti sotterranei che hanno le loro porte d'ingresso in certe chiese se non addirittura in certe case napoletane. È un mondo oscuro e magico che risulta terribilmente vivo per tutti i napoletani, un territorio pieno di anime vaganti e di teschi che non fanno più paura, un territorio che mette assieme amabilmente i vivi e i morti. Poi, ovviamente, risuonavano in me, i racconti di Virgilio e di Dante ma, anche, certe storie che il cinema, l'altra mia grande passione, ha continuato a propormi, a partire dagli ambienti che vivono nel Signore degli Anelli... Cose che ha messo assieme il mio inconscio, che vado a ricostruire col senno di poi.
 
«Hai fondato insieme a Federico Chiacchiari la rivista di critica cinematografica Sentieri selvaggi che, dal 1999, è diventata la base per l'omonima scuola di cinema, che in tempi più recenti si è evoluta in una realtà accademica: l'UniCinema. In che modo sei coinvolto nell'organizzazione e/o nella didattica?»
La passione per il cinema di cui ti dicevo mi ha spinto a mettere assieme la mia attività professionale d'insegnante, il mio piacere di scrivere e girare film, i miei affetti. Con Federico Chiacchiari, amico di una vita, abbiamo fondato prima una fanzine, poi una rivista, poi una scuola di cinema. Mi piaceva e mi diverte raccontare a giovani allievi come si realizza un film, come si dà vita a una storia, cosa significa scrivere e strutturare un racconto. Per molti anni ho insegnato regia e sceneggiatura e, con Federico, mi divertivo a realizzare le strategie per rendere questa scuola di cinema sempre più interessante, funzionale. Negli ultimi tre anni sono stato costretto ad abbandonare gran parte delle mie attività: colto da una sindrome, ahimé, ben poco conosciuta (sono elettrosensibile), sono diventato, per così dire, allergico a ciò che emette raggi elettromagnetici (e chi conosce il Better Call Saul sa di cosa parlo: uno dei personaggi principali del serial ne è affetto): cellulare, wifi, computer, televisori... son tutte cose che mi generano un malessere sottile che gestisco con una certa difficoltà. Prendere un treno, tanto per dire, mi è particolarmente fastidioso e andare a Roma, come facevo prima, ogni settimana, è diventato impossibile. Almeno per il momento. In compenso questa sindrome, cambiandomi la vita, mi ha spinto a sperimentare cose nuove e la scrittura ha, ora, un posto centrale nelle mie attività quotidiane.
 
«Oltre che scrittore sei anche regista; quali sono i tuoi prossimi progetti in ambito letterario e cinematografico?»
C'è una sceneggiatura che, per il momento vive quale romanzo breve, Mal'essere, alla quale tengo enormemente, che mi piacerebbe mettere o far mettere in scena. Riguarda la mia attività di docente ed è un racconto estremo e terribilmente realistico, forse addirittura, un po' troppo violento. Mi sembra una storia, anche questa, necessaria e utile per capire un mondo, quello della scuola, che tutti credono di conoscere bene e che ha, invece, punti oscuri che penso sia necessario illuminare, ridefinire. Poi c'è questa mia sindrome, l'EHS, che meriterebbe d'essere raccontata: anche lì, ci sono chiarimenti che andrebbero comunicati. A suo modo è anche quello un mondo mostruoso col quale conviviamo, molto pericoloso, dominato da forze intenzionate a tenerlo nascosto: a nessuno fa piacere sapere che il proprio cellulare ha un potere malefico e diabolico e, soprattutto, non fa piacere che tale cosa venga detta in giro a tutti coloro che producono allegramente queste e tutte le altre apparecchiature ultra-elettroniche. Infine c'è una storia che mi porto dentro da tanto tempo, anche questa una storia reale ma ricca di sfumature fantastiche, ambientata in una Napoli del Seicento, capace di riscaldare la mia immaginazione e che, prima o dopo, lo so, verrà fuori da sola. O quasi.
 
 
Contatti
https://www.facebook.com/people/Demetrio-Salvi/100008317773652/
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Link di vendita online
https://www.amazon.it/MISTERI-NAPOLETANI-crepa-graphic-favola/dp/B0B4KVYZK6/ref=sr_1_6?mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=2W3UAF8MJHKS5&keywords=Demetrio+Salvi&qid=1658491321&sprefix=demetrio+salvi%2Caps%2C459&sr=8-6

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